giovedì 19 dicembre 2024

R.G. n. 4337/2023 del Tribunale di Venezia: una conferma della centralità della protezione speciale

 Titolo: R.G. n. 4337/2023 del Tribunale di Venezia: una conferma della centralità della protezione speciale


Introduzione

Con la sentenza del 7 novembre 2024, il Tribunale di Venezia ha accolto il ricorso presentato da un cittadino straniero, ribadendo il suo diritto al rilascio del permesso di soggiorno per motivi di protezione speciale. La decisione analizza la compatibilità tra l’integrazione socio-lavorativa del ricorrente e il diritto alla vita privata sancito dalla normativa nazionale e internazionale.


Punti salienti della decisione

  1. L’integrazione lavorativa come fondamento per la protezione speciale
    Il Tribunale ha riconosciuto che il ricorrente, residente in Italia da oltre vent'anni, ha raggiunto un livello di integrazione socio-lavorativa significativo. La sua posizione lavorativa stabile, con redditi dimostrabili pari a circa 18.900 euro annui, ha giocato un ruolo determinante. Questo aspetto è stato considerato cruciale per stabilire che l’allontanamento dal territorio nazionale avrebbe causato una lesione del suo diritto alla vita privata e familiare, ai sensi dell’art. 19 del D.Lgs. 286/1998.

  2. Reati ostativi e valutazione della pericolosità sociale
    La sentenza analizza i precedenti penali del ricorrente, tra cui un furto aggravato e una condanna per detenzione di sostanze stupefacenti. Tuttavia, il Tribunale ha evidenziato che:

    • Le condanne sono risalenti nel tempo (oltre 13 anni fa).
    • Non vi sono ulteriori reati o procedimenti penali pendenti.
    • La pena è stata interamente espiata, dimostrando un percorso di riabilitazione e reintegrazione.

    La Corte Costituzionale (sentenza n. 88/2023) e la giurisprudenza della Cassazione hanno ribadito che la pericolosità sociale non può essere presunta automaticamente, ma deve essere valutata in concreto e attualità.

  3. Bilanciamento degli interessi
    Il Tribunale ha applicato i criteri giurisprudenziali della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), considerando elementi quali la gravità dei reati, la durata del soggiorno in Italia e l’impatto dell’allontanamento sulla vita privata e familiare del richiedente.


Conclusioni e implicazioni

La sentenza riafferma il ruolo della protezione speciale come strumento essenziale per garantire i diritti fondamentali, anche in presenza di precedenti penali, purché non vi sia un rischio concreto per la sicurezza pubblica. Questa decisione sottolinea la necessità di valutazioni individuali, in linea con i principi di proporzionalità e ragionevolezza sanciti dal diritto nazionale e internazionale.


Avv. Fabio Loscerbo


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