Alcuni punti chiave sui respingimenti illegali
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, il 24 febbraio 2022, oltre 5,5 milioni di persone sono fuggite dal Paese, la maggior parte delle quali ha cercato protezione nell’UE e in altri Paesi vicini.
A meno di 10 giorni dall’inizio della crisi, il 3 marzo 2022, l’UE ha risposto con la direttiva sulla protezione temporanea, attivando un quadro giuridico concepito per rispondere a un afflusso massiccio di sfollati, garantendo loro l’accesso a uno status e a dei diritti.
Nel frattempo, all’interno dell’UE e dei suoi confini, poco è cambiato per quanto riguarda il trattamento delle persone provenienti dall’Asia, Africa e dal Medio Oriente che cercano di ottenere protezione.
Solo nei primi 3 mesi del 2022, infatti, l’iniziativa Protecting Rights at Borders (Prab) ha registrato quasi duemila casi di “respingimenti” alle varie frontiere in Italia, Grecia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia settentrionale e Ungheria, effettuati sulla base di accordi bilaterali tra i Paesi, che hanno portato questi ultimi a eludere le proprie responsabilità e a respingere i gruppi indesiderati al di fuori dell’UE.
Il monitoraggio anche quest’anno come per il 2021 conferma come la cooperazione informale tra Stati abbia impedito a migliaia di donne, uomini e bambini di cercare protezione in Europa.
L’accesso effettivo alla protezione temporanea in alcuni Stati membri dell’UE si è rivelato più difficile per i cittadini di Paesi terzi, anch’essi in fuga dall’Ucraina, che hanno dovuto affrontare respingimenti alle frontiere interne ed esterne dell’UE.
I respingimenti da parte della Croazia, riconosciuti in recenti sentenze, sono arrivati fino alla sospensione dei trasferimenti di Dublino.
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