Flussi di lavoro degli stranieri: cosa cambia dopo il CdM n. 140 e il DPCM 2026–2028
Lead
Il Consiglio dei Ministri n. 140 ha approvato un decreto-legge su ingresso regolare e gestione dei lavoratori stranieri. In parallelo, è in dirittura il DPCM flussi 2026–2028, con programmazione triennale e riparti per settori. Per imprese e professionisti, contano quote, tempi del nulla osta e correttezza delle pratiche allo Sportello Unico per l’Immigrazione.
Contesto
L’obiettivo è coprire fabbisogni occupazionali in settori carenti e ridurre l’irregolarità con una cornice triennale. Dopo il via libera politico, il DPCM passa ai pareri delle Commissioni parlamentari. Sul fronte territoriale, la Conferenza delle Regioni e la Conferenza Unificata hanno messo a fuoco priorità settoriali e fabbisogni.
Cosa cambia
- Programmazione triennale. Il DPCM 2026–2028 imposta quote per stagionali, non stagionali e autonomi, con riserve per profili specifici.
- Tempi più certi. Il DL collegato al CdM n. 140 ricalibra i termini del nulla osta, legandoli all’imputazione alla quota per ridurre arretrati.
- Coordinamento Stato–Regioni. I dossier parlamentari e le posizioni delle Regioni orientano riparti e sotto-quote.
- Qualità delle pratiche. Documenti completi e contratti coerenti restano decisivi (vedi linee guida su istruzioni SUI e modulistica).
Mini-FAQ
Quante sono le quote?
La programmazione triennale prevede un totale nell’ordine delle centinaia di migliaia di ingressi, con riparti annuali e per settore.
Quando parte operativamente?
Dopo i pareri delle Commissioni parlamentari e la pubblicazione, seguiranno finestre tecniche per pre-compilazione e invio (monitorare avvisi SUI e portale lavoro).
Cosa cambia per le imprese?
Procedure più prevedibili ma qualità e tempestività restano centrali: conviene preparare per tempo check-list documentali e verifiche contrattuali.
Avv. Fabio Loscerbo
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