Revoca del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo: il TAR Lazio respinge il ricorso
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, Sezione Prima Ter, con sentenza n. 15983/2025, ha respinto il ricorso presentato contro la revoca di un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo da parte della Questura di Roma. La decisione affronta un tema di grande rilievo nel diritto dell’immigrazione: il bilanciamento tra la tutela dell’ordine pubblico e i diritti di integrazione sociale e familiare dello straniero.
Il ricorrente aveva contestato il provvedimento sostenendo che la Questura si fosse limitata a richiamare le condanne penali a suo carico senza effettuare una valutazione complessiva della sua situazione personale, familiare e lavorativa. In particolare, erano stati evidenziati i legami con la compagna cittadina tedesca, la nascita di un figlio, l’attività lavorativa svolta nel settore ortofrutticolo e il radicamento sociale nel territorio di Ariccia. Secondo la difesa, la revoca avrebbe violato l’art. 5 del Testo Unico Immigrazione, che impone di considerare i vincoli familiari e la durata del soggiorno, nonché l’art. 9 del medesimo decreto, che richiede una valutazione specifica della pericolosità sociale.
Il TAR Lazio, tuttavia, ha confermato la legittimità del provvedimento, rilevando che le condanne per reati legati agli stupefacenti costituiscono un indice sufficiente di pericolosità sociale, specie quando riconducibili a condotte che implicano rapporti con la criminalità organizzata. I giudici hanno chiarito che la titolarità di un permesso di lungo periodo non rappresenta una “licenza” per sottrarsi a valutazioni negative in presenza di gravi violazioni di legge.
Secondo la sentenza, l’amministrazione ha motivato in modo adeguato la propria decisione e aveva il diritto di rivedere la posizione del ricorrente, soprattutto in considerazione della distanza tra l’iniziale valutazione positiva di integrazione e la successiva condanna penale. È stato inoltre precisato che la relazione affettiva, pur stabile, non aveva ancora assunto una forma giuridicamente rilevante al momento della revoca.
La decisione del TAR Lazio ribadisce un principio fondamentale: la revoca del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo può basarsi su condanne penali gravi, senza che la sola integrazione familiare e sociale sia sufficiente a garantire la permanenza sul territorio nazionale.
Questa pronuncia rappresenta un precedente importante per la giurisprudenza in materia di immigrazione, confermando l’orientamento volto a privilegiare la tutela della sicurezza pubblica rispetto alla sola integrazione, quando emergono condotte di rilevante gravità penale.
Avv. Fabio Loscerbo
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