Le novità del nuovo decreto flussi: un riordino strutturale del sistema di ingresso dei lavoratori stranieri
Il decreto-legge 3 ottobre 2025, n. 146, ora all’esame del Parlamento per la conversione in legge, rappresenta un intervento di riassetto organico della disciplina dei flussi di ingresso e, più in generale, del rapporto tra immigrazione regolare e mercato del lavoro. La riforma non si limita a ritoccare alcuni adempimenti: ridefinisce snodi procedurali, introduce controlli automatizzati, amplia canali di ingresso e adatta la normativa ai mutati scenari economici e demografici.
Ci si muove nel solco delle riforme del 2023 e del 2024, ma con una chiara volontà di stabilizzare ciò che ha funzionato e correggere ciò che ha creato criticità.
1. Un nuovo criterio per il termine del nulla osta: fine dell’automatismo del silenzio-assenso fuori controllo
La modifica al dies a quo del termine per il rilascio del nulla osta al lavoro subordinato – oggi riferito non più alla data di presentazione della domanda ma alla data in cui la domanda viene “imputata alla quota” – è tecnicamente uno degli snodi più significativi.
Il sistema precedente generava distorsioni evidenti: migliaia di domande presentate nel click day restavano per settimane o mesi “fuori quota”, facendo maturare automaticamente il silenzio-assenso prima ancora che l’amministrazione potesse svolgere l’istruttoria. Con la nuova impostazione, il termine decorre solo dal momento in cui la domanda rientra effettivamente nella quota.
Si tratta di una modifica di buon senso amministrativo, che evita automatismi incompatibili con la serietà dei controlli e riduce l’esposizione dell’amministrazione a responsabilità procedurali.
2. Controlli di veridicità estesi a tutto il ventaglio dei titoli di ingresso
Uno dei pilastri del decreto è l’estensione, in via sistematica e non più sperimentale, dei controlli di veridicità sulle dichiarazioni del datore di lavoro.
In concreto, il sistema informatico incrocia automaticamente dati di Unioncamere, Agenzia delle Entrate, INPS e AgID, impedendo l’avvio dell’istruttoria in caso di incongruenze. Questa architettura, introdotta nel flusso 2025, diventa ora strutturale e viene applicata a tutti i canali fuori quota previsti dagli articoli 27, 27-bis, 27-ter, 27-quater, 27-quinquies e 27-sexies del TUI.
È un passo avanti che segna – finalmente – il superamento dell’autodichiarazione non verificata in un settore esposto a rischi di abusi, intermediazioni illecite e dumping contrattuale.
3. Precompilazione obbligatoria e limite delle tre domande per i datori di lavoro
La precompilazione dei modelli, introdotta per il solo 2025, diventa a regime. E soprattutto diventa la condizione tecnica per accedere al click day.
Si abbina a questo un secondo elemento: il limite massimo di tre domande per datore di lavoro “privato”. Il limite non vale per le organizzazioni di categoria e per i consulenti del lavoro abilitati, i quali rispondono della congruità delle domande rispetto ai parametri economici dell’impresa.
È una misura che punta a colpire l’uso distorto del decreto flussi da parte di soggetti che, negli anni, hanno presentato centinaia di domande senza alcuna reale capacità assunzionale. Si tratta di un turn-around significativo verso un sistema più credibile, coerente con il principio di effettività dell’offerta lavorativa.
4. Lavoro nelle more anche per chi attende una conversione
La riscrittura dell’art. 5, comma 9-bis TUI elimina un’irragionevole asimmetria: oggi il diritto a lavorare è espressamente riconosciuto anche a chi attende la conversione del permesso, non solo il rilascio o il rinnovo.
Considerate le ben note tempistiche amministrative, si tratta di una norma di tutela della continuità lavorativa e della regolarità contributiva, che impedisce cadute nell’irregolarità imputabili ai ritardi della pubblica amministrazione.
Il meccanismo rimane condizionato alla ricevuta di presentazione, ricordando però che la prosecuzione dell’attività cessa automaticamente in caso di comunicazione dei motivi ostativi da parte dell’autorità di pubblica sicurezza.
5. Permessi per vittime di tratta, violenza domestica e sfruttamento: durata unificata a un anno e accesso all’Assegno di Inclusione
La frammentarietà del sistema dei “casi speciali” viene superata attraverso l’allungamento a un anno – uniforme per tutti – della durata iniziale dei permessi rilasciati ai sensi degli artt. 18, 18-bis e 18-ter TUI.
È una scelta che guarda alla sostenibilità dei percorsi di inclusione, formativi e psicologici, e risolve una disparità che non aveva più alcuna ragione sistemica.
Di particolare rilievo è l’estensione dell’Assegno di Inclusione anche ai titolari dei permessi ex art. 18 e 18-bis, oltre che alle vittime di sfruttamento lavorativo già coperte dal 2024. La misura rafforza il principio secondo cui la protezione non può limitarsi a un titolo di soggiorno ma deve garantire strumenti concreti di reinserimento sociale e lavorativo.
6. Ingressi fuori quota per il lavoro domestico: proroga triennale
Dopo la sperimentazione del 2025, viene prorogato fino al 2028 il canale speciale fuori quota per lavoratori impiegati nell’assistenza a ultraottantenni e persone con disabilità.
È una scelta dettata dalla pressione demografica: l’Italia è il Paese più anziano dell’UE, e il settore dell’assistenza familiare è ormai strutturalmente dipendente da lavoratori stranieri. La proroga triennale fornisce stabilità programmatoria a famiglie e operatori.
7. Volontariato internazionale: fine dell’inerzia normativa, contingente triennale
Il canale ex art. 27-bis TUI, introdotto nel 2018 e mai attuato per assenza dei decreti annuali, viene finalmente reso operativo prevedendo un contingente triennale.
La modifica consente agli enti del Terzo settore di programmare progetti pluriennali, evitando la paralisi generata dalla necessità di un decreto annuale mai adottato.
8. Ricongiungimento familiare: term ine portato da 90 a 150 giorni
La norma adegua il termine procedimentale ai parametri europei, che fissano un massimo di nove mesi per una decisione sulla domanda.
La nuova scansione temporale è più realistica rispetto al carico degli Sportelli Unici e costituisce una presa d’atto della complessità istruttoria delle verifiche su reddito, alloggio e rapporti familiari.
9. Rafforzamento strutturale della lotta al caporalato
Il “Tavolo Caporalato” diventa permanente, superando la logica delle proroghe triennali, e si apre anche agli enti religiosi civilmente riconosciuti.
È un adeguamento pragmatico: gli enti religiosi sono attori strategici nei territori ad alta intensità lavorativa stagionale, e spesso intercettano situazioni di sfruttamento prima delle istituzioni.
10. Prosecuzione dell’affidamento alla Croce Rossa per il punto di crisi di Lampedusa
La gestione dell’hotspot di Lampedusa da parte della Croce Rossa viene estesa fino al 2027, sulla base dei risultati ottenuti e della necessità di assicurare continuità operativa in un contesto altamente critico.
Non è una misura relativa ai flussi lavorativi, ma rientra nella gestione complessiva delle politiche migratorie e nella cornice del nuovo Patto europeo migrazione e asilo.
Considerazioni conclusive
Il decreto flussi 2025–2027 segna una svolta procedurale: non più una normativa “emergenziale” legata al click day, ma un dispositivo amministrativo dotato di controlli preventivi, limiti razionali, interoperabilità digitale e strumenti progettati per ridurre abusi e tempi morti.
Al tempo stesso amplia i canali di ingresso mirati per esigenze demografiche e sociali – assistenza familiare, volontariato internazionale – e rafforza tutele per categorie vulnerabili.
Si tratta di un provvedimento tecnicamente strutturale, che aggiorna il sistema italiano alle esigenze di un mercato del lavoro più complesso e alla gestione programmata dei fenomeni migratori.
Avv. Fabio Loscerbo